Il sogno di Laturo inizia quattro anni fa, quando un giovane skyrunner, poco più che trentenne, si lascia guidare dal richiamo del bosco e va in esplorazione alla ricerca di quei borghi fantasmi di cui ha tanto sentito parlare, ma che nessuno sa più bene neanche dove si trovino. Seguendo da lontano il percorso di vecchi e arrugginiti tralicci guadagna faticosamente percorso, facendosi spazio nella boscaglia a colpi di machete. E passo dopo passo riconsegna all’uomo quello che la natura aveva rifatto completamente suo. Tanto è l’isolamento, tanto lo stato selvaggio, tanta l’assenza di umanità, che a quel ragazzo giunge immediata e spontanea l’associazione con il Borneo. Ruderi e pietre lavorate iniziano a comparire all’orizzonte, appena visibili tra gli alberi… poi finalmente il ritrovamento. Quel giorno l’arrivo a Laturo però non segna una meta, quanto piuttosto l’inizio del vero viaggio.
Federico non dorme più… vuole riscoprire il potere delle mani, imparare – da montanaro qual è – che cosa significa veramente vivere la montagna. Anche senza un paio di Salomon ai piedi. E così studia strategie. Vuole che in quel luogo così vivo e vissuto in passato e così morto e fermo ora, torni a pulsare la vita. È ancora possibile, per noi cittadini del XXI secolo, vivere di sola natura? Saremmo ancora in grado di sopravvivere senza un telefono, un bagno caldo, dell’acqua a portata di rubinetto, senza il supermercato sotto casa? La ricerca per trovare una risposta a queste domande lo condurranno davanti la scrivania di un notaio per sottoscrivere il primo atto di acquisto di un mucchio di pietre. Qualche amico si lascia contagiare dal suo “Mal di Laturo” e così inizia la sfida. Week-end dopo week-end gli amici di Laturo crescono e riescono a restaurare con grandi sacrifici la prima piccola casa, alla quale danno il nome di “Il Gafio”, dal tradizionale balcone di origine longobarda che contraddistingue molte delle abitazioni presenti in questi luoghi. Sarà il loro ritrovo per tornare a presidiare quel piccolo borgo fantasma e per alimentare infaticabilmente un sogno che si trasforma in realtà a suon di pietre. Stando lì impareranno tutto sulla manovalanza, su come trasportare a mano pesanti sacchi di sabbia, su come selezionare i materiali migliori e più affini a quelli già presenti, su come poter riutilizzare tutto l’esistente, su come mangiare senza gas, su come muoversi di notte senza luce elettrica, su come scaldarsi con la sola legna, su quali appezzamenti piantare i giusti ortaggi, su quali percorsi scegliere per raggiungere Laturo, a seconda delle diverse stagioni e delle condizioni del bosco. E molto altro ancora.
Abbiamo conosciuto “gli amici di Laturo” in un momento di “crisi”. Tanto, tantissimo è stato fatto. Il parroco si è persino impegnato per far restaurare la piccola chiesa. E nel bosco gira anche voce che non appena i lavori saranno terminati Federico e la sua compagna si sposeranno lì! Ma ancora troppo c’è da fare, perché questo borgo possa tornare a vivere, se non come un tempo, almeno per la soddisfazione di chi vuole ritrovare tutto quanto abbiamo dimenticato come umanità, con la scoperta della bellezza e della comodità delle città. I ragazzi e le ragazze affetti/e da Laturite si chiedono se valga veramente la pena. Diversi i tarli che assillano i pensieri di Federico. “Che cosa succede se io mi rompo una gamba e non posso più salire qui?”. In una sola stagione la Natura si riprenderebbe nuovamente tutto. “Che cosa succede se il casone lungo il viale cede?” Non sarebbe più possibile neanche raggiungere “Il Gafio”. Oggi per Laturo serve un progetto di più ampio respiro. Un progetto condiviso da più soggetti. Un progetto sul quale convergano più voci, da più parti, per un confronto aperto e acceso su quanto finora è stato solo oggetto di dimenticanza. Le energie, la determinazione, la forza di volontà, la passione di quattro amici non bastano più. C’è bisogno dell’aiuto e delle riflessioni di tutti: degli eredi, degli appassionati di montagna, degli artigiani, degli intellettuali, degli studiosi, degli amanti del silenzio. Portare avanti tutto, con la sola forza di giovani privati è sempre più dura, ma loro hanno dimostrato che chi la dura – anzi chi Laturo – la vince. Latura anche tu! Scopri come, sul sito www.borgodilaturo.it
- rifugio di pastori
- quercia custode di Laturo
- Monti della Laga
- compaiono i primi ruderi
- museo di Laturo